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23 Nov 2006

In studio di registrazione. 3

22 novembre 2006


Con la terza sessione si è concluso il lavoro di registrazione delle tracce sonore relative agli attori. Al microfono si sono avvicendati gli interpreti dei ruoli minori che, insieme a quelli principali già registrati nella seconda giornata, andranno a comporre il mosaico del pilota radiofonico. Il prossimo passo sarà il montaggio e la scelta dei pezzi da inserire come ideale colonna sonora. Il desiderio è quello di sfruttare il più possibile le innumerevoli versioni di Strange Fruit esistenti, in modo da non abbandonare mai il tema di fondo della sceneggiatura, ma anzi, sottolinearlo quanto più possibile.

Conosci altre versioni di Strange Fruit?

Lascia un commento sul post dedicato alla canzone o scrivi alla mail del blog: potresti comparire nei titoli di coda del film.

21 Nov 2006

In studio di registrazione. 2

07 novembre 2006


È il giorno degli attori che interpretano i ruoli principali. Massimiliano Graziuso è MATTEO, Gabriele Di Sante è GABRIELE, Monica Cecchini è ANGELA. Per me è la prova della verità, la verifica se ciò che nelle intenzioni aveva un senso preciso avesse continuato ad averne anche nella sua realizzazione. Come tutte le sperimentazioni, anche questa aveva una sua buona dose di incognite e di possibili sorprese, tutte preoccupazioni mitigate dalla bravura degli attori ancor prima di avere il tempo di pensare ad una possibile defaillance.

17 Nov 2006

In studio di registrazione. 1

25 ottobre 2006


Iniziamo a registrare le tracce sonore della versione radiofonica di Una vita in meno. Presso gli studi di registrazione Piano B di Roma, con l’aiuto tecnico di Giancarlo in regia e quello artistico di Massimo Piesco che, inoltre, presta la sua voce per la parte didascalica della sceneggiatura, ci concentriamo sulla prima mezz’ora di quello che dovrà diventare il pilota dell’intero programma. Il prodotto finito non sarà un radiodramma, ma una lettura recitata della sceneggiatura, operazione sperimentale che tende a lanciare un nuovo modo di fruizione di un'opera pensata per il cinema e a darle una concreta possibilità in alternativa all’oblio.

15 Nov 2006

Billie Holiday - STRANGE FRUIT

STRANGE FRUIT

Southern trees bear a strange fruit
Blood on the leaves and blood at the root
Black body swinging in the Southern breeze
Strange fruit hanging from the poplar trees.

Pastoral scene of the gallant South
The bulging eyes and the twisted mouth
Scent of magnolia sweet and fresh
And the sudden smell of burning flesh!

Here is a fruit for the crows to pluck
For the rain to gather, for the wind to suck
For the sun to rot, for a tree to drop
Here is a strange and bitter crop.


Era il 1939. I cinematografi americani passavano Via col vento, storia d’amore contornata da una pacifica, onesta e rispettosa convivenza della civiltà nera con i padroni bianchi del Sud.
Era il 1939. In Europa la Germania nazista invade la Polonia, scintilla che accende la seconda guerra mondiale.
Era il 1939. Billie Holiday, allora ventiquattrenne, al Cafè Society di New York, intonò per la prima volta, con la sua inconfondibile voce, Strange Fruit.
Eleanora Fagan Go
ugh - questo il vero nome di Lady Day - visse una vita degna di un romanzo; suo nonno era uno dei 17 figli nati dal matrimonio tra una schiava nera e un proprietario terriero irlandese. Suo padre, un suonatore di banjo e chitarra, lasciò la madre quando Billie era ancora piccolissima. Nel ‘27, madre e figlia si trasferirono da Baltimora a New York, dove la giovane Eleanora cominciò ben presto a prostituirsi per la necessità di arrotondare il bilancio familiare.
Ma torniamo al 1939. Strange Fruit inizialmente era un testo per “bianchi radicali”, la sua natura sotterranea, drammatica, connessa intimamente al suo vero autore, Abel Meeropol che, da membro del partito comunista americano, fu costretto a scriverla sotto falso nome, con lo pseudonimo di Lewis
Allan e pubblicarla come poema sul New York Teacher e sul giornale filo-marxista New Masses.
Meeropol era un insegnante ebreo di New York che poi prenderà in adozione i figli di Ethel e Julius Rosenberg, i due che furono condannati a morte nel 1953 perché accusati di essere spie dell'Unione Sovietica. Meeropol scrisse Strange Fruit dopo aver visto una fotografia del linciaggio di Thomas Shipp ed Abram Smith due neri delle piantagioni del Sud. Quella visione lo scosse a lungo.
Più che solo una canzone Strange Fruit metteva le parole ed una faccia sugli orrori che subivano gli uomini neri in America. Solo il modo di cantare così sofferto e pieno di pause della Holiday poteva
spingere quella canzone a quel punto. Ma purtroppo la denuncia razziale era ancora un tabù per l’epoca. Nei decenni la canzone, che il grande critico Leonard Feather aveva chiamato “la prima significativa protesta in parole e musica, il primo lamento non tacito contro il razzismo”, era scivolata nel limbo, ricordata solo dagli appassionati di jazz, dai fans della cantante e dai veterani dei diritti civili. Strange Fruit invece è stato un momento importante, se non fondamentale, perché combinava elementi di protesta e di resistenza al centro della cultura musicale dei neri, avviando un processo di riappropriazione delle origini africane e del culto della diaspora reso manifesto anni dopo dal be bop e soprattutto negli anni ‘60 dal free jazz.
Pochi si erano azzardati a cantare Strange Fruit prima che la Holiday la trasformasse in palese denuncia. Charles Mingus, un altro gigante del jazz, disse: “cambiò la mia idea su come una canzone possa raccontare una storia. Quella canzone è lì per dire ai bianchi cosa fanno di sbagliato riguardo la razza”.
Strange Fruit spaventò molto persino la Columbia Records, la casa discografica della Holiday. Temendo le controversie che la canzone poteva creare nel Sud, l’etichetta rifiutò di registrarla nonostante la pubblicità che circolava dopo l’esibizione al Cafè Society e i profitti che poteva rendere. Tuttavia Milt Gabler, un progressista, possessore di una piccola casa discografica, la Commodore records, decise di registrare la prima e più grande versione della canzone nell’aprile 1939.
Il giornalista Harry Levin racconta di una sera quando Billie cantò a casa di Arthur Herzog, l'autore di un’altra grande canzone della Holiday, God Bless the Child. “Noi eravamo li, storditi ed incapaci di muoverci. Lei ci mise in contatto fisico con quella canzone. Nel mezzo della Seconda Guerra Mondiale, mentre stavamo combattendo per riportare la libertà, Billie ci stava dicendo che c'erano alcune cose incompiute con le quali l’America doveva confrontarsi”.
La Holiday riservava sempre la canzone per il finale dei suoi spettacoli perché lasciava inevitabilmente il pubblico in silenzio.
Non c'è nient'altro che possa venire dopo di essa”, parola della stessa Lady Day.

Antonino Musco

Conosci un’altra versione di Strange fruit. Lascia un commento, potresti essere menzionato nei titoli di coda del film.

14 Nov 2006

Progetto radiofonico

19 luglio 2006



Mi viene proposto di elaborare una versione radiofonica: accetto!

Mariposa Film

07 aprile 2006


La sceneggiatura arriva sulla scrivania della casa di produzione Mariposa Film.

13 Nov 2006

About UNA VITA IN MENO

Nota dell'autore

Strange fruit hanging from the poplar trees.

(Abel Meeropol, Strange Fruit)

Una vita in meno è la narrazione di un’esistenza mancata, perché priva di passato. Per chi è orfano, il passato fa sempre paura, è “un buco nero alla spalle che ti rincorre ovunque vai”, dal quale non puoi scappare. Per superare il terrore occorre affrontare quel vuoto e gettarci lo sguardo dentro. Una vita in meno segue il doloroso cammino di un talentuoso trombettista di origini mediorientali, Matteo, verso la scoperta di se stesso, tanto “potente” sul palco quanto fragile nella vita privata. Una fragilità dovuta proprio alla mancanza di quelle fondamenta culturali sopra le quali poggiare i piedi e che un presente e una società in violento cambiamento colpiscono senza pietà. Matteo, nonostante il suo riconoscimento sociale, è quello che potremmo definire un “nuovo nigger”, un intruso in terra straniera. L’Italia, protagonista della sua prima vera esperienza di ondata migratoria, inizia a manifestare un sempre più crescente timore del diverso, che trova riscontro non solo nelle vicende e nelle cronache di piazza, ma anche nei provvedimenti legislativi e fra le pagine dei programmi politici. La musica jazz diviene, alla luce di quanto detto, un ulteriore personaggio, acquista un significato preciso. È la musica “nera” per eccellenza, è lo strumento espressivo di riscatto sociale e di riconoscimento culturale per intere generazioni di musicisti di colore e, di rimando, dell’intera comunità afroamiericana. Sotto questo punto di vista, Una vita in meno è una sceneggiatura che coglie con grande lucidità intellettuale il vero spirito della musica jazz, riuscendo ad attualizzarlo e, cosa ancora più importante, a universalizzarlo: l’integrazione conquistata (o ancora da conquistare) non è solo cosa americana, insomma, e non riguarda solo i neri d’America. Il razzismo e l’intolleranza non hanno confini né di tempo né di spazio.
La complessità e ricchezza della sceneggiatura si ritrova, però, anche nella descrizione degli altri personaggi che ruotano intorno a Matteo, tutti con psicologie
ben definite e approfondite, che portano avanti tematiche altrettanto affascinanti. Con sguardo obiettivo si analizzano gli aspetti più evidenti di una società disillusa e scoraggiata da anni di cattivo governo, e quelli più privati che riguardano la sfera delle relazioni umane come il fallimento, il senso di colpa, la solitudine, l’amore. Pur non potendo che definirla un dramma, Una vita in meno è una vicenda che non ha pause, ed è ricca di accadimenti che la rendono avvincente. Dall’altro lato è anche piena di simbologie e momenti di grande intensità dove la musica dovrà avere una grande importanza. Anche se Matteo l’abbandonerà lentamente, così come il suo strumento, fino alla “regressione” più profonda che lo porterà ad ascoltare lo stesso disco che faceva suonare la madre adottiva quando lui era piccolo, il jazz, e le variazioni sul tema, non abbandoneranno mai le immagini.
Una canzone, in particolare, sarà la base sonora del film: Strange Fruit. Alla fine della sto
ria risuonerà da un vecchio giradischi con la voce inconfondibile della grande Billie Holiday, ma per tutto il cammino che Matteo affronterà nella vicenda, essa dovrà essere interpretata in maniera personale da vari musicisti da scegliere nel panorama della musica sia jazz che pop/rock. La scelta di questo pezzo, ovviamente, non è casuale. Quegli strani frutti appesi, descritti nella canzone, i “negri” impiccati ai rami degli alberi, sono i simboli di quelle esistenze che, per decisione di qualcuno, non hanno mai avuto molto valore. Ieri come oggi, finché il mondo non sarà concepito come unico e di tutti, l’esistenza di molti uomini e donne potrebbe essere solo Una vita in meno.

Un fondamentale e insostituibile aiuto nella stesura del soggetto mi è stato amichevolmente fornito da Dario Becci, scrittore e poeta sopraffino, la cui sensibilità, e profonda conoscenza dell’animo umano, mi è stata più volte indispensabile per sbrogliare intrigati nodi narrativi e scegliere la giusta strada da percorrere.

Le nostre numerose e lunghe discussioni in merito, oltre ad aver stimolato la mia ispirazione, sono state l’occasione per un esercizio culturale irripetibile.


L'opera è depositata in SIAE

03 aprile 2006


"Il deposito ha valore per un periodo di 5 anni a partire dalla data di ricevimento della copia dell'opera".
Ottime sceneggiature rimangono a prendere polvere per sempre. 5 anni per riuscire a vedere Una vita in meno al cinema sarebbe un tempo più che ragionevole.

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